Aletta Rossa WSXT 125 – 6L

L’inizio degli anni 80, segnava un cambiamento di rotta importante nei gusti dei sedicenni dell’epoca. Le specialistiche regolarità anni 70 divennero un fenomeno di moda nel nostro paese e grazie alle decine di piccoli assemblatori e produttori che caratterizzarono il mercato di quegli anni, la loro diffusione fu enorme. Tuttavia, tra la fine degli anni 70 ed i primi anni 80, vi fu un rapido cambiamento nei gusti dei ragazzi di allora che spostò l’interesse sulle stradali e sulle “nuove” versatili enduro che altro non erano che delle regolarità civilizzate e pensate per un uso primario su strada e soprattutto con dotazioni di bordo che nulla avevano a che vedere con le spartane ed essenziali moto da regolarità.

Nel settore delle 125 stradali la grande novità era stata la Laverda LZ 125 introdotta nel 1977 (con la coetanea Zundapp KS) che aveva introdotto per la prima volta il raffreddamento a liquido su una 125 di serie, una tecnologia che nessuno aveva fino ad allora pensato di proporre su una 125 da enduro non specialistica e quindi adatta ad un uso normale su strada. Ebbene, forte dell’enorme successo che aveva conseguito con la SXT 125 raffreddata ad aria, nel Luglio del 1983 Cagiva sbaragliava la concorrenza e poneva in vendita la WSXT Aletta Rossa (codice tipo CAGIVA 6L e omologazione OM51073), la prima vera 125 enduro dell’era moderna con tanto di raffreddamento a liquido, ammissione lamellare, lubrificazione separata, cambio a sei rapporti ed una dotazione di bordo degna di una media cilindrata.

Il successo fu istantaneo e solamente nel 1983 (tenendo conto l’inizio vendite in Luglio) se ne vendettero oltre 12.000. Un dato che confermava la Aletta Rossa come la 125 più desiderata dai ragazzi di allora, un vero e proprio fenomeno di moda che seguiva a ruota l’incredibile successo già riscontrato da Cagiva con la ormai vetusta serie SST/SXT. Di più, la Aletta Rossa poteva tranquillamente considerarsi la prima vera 125 moderna, la capostipite di un nuovo modo di intendere la 125 sia stradale che da enduro, non più come spartana moto-leggera, ma bensì come vera e propria moto che di piccolo aveva solamente la cilindrata. Un trend che durerà due lustri e che renderà i sedicenni del periodo i più fortunati del mondo, una generazione che conoscerà le 125 più belle e più prestazionali mai costruite e che vedrà l’industria italiana essere la leader indiscussa.

Cagiva Aletta Rossa 125 83ar-evoluzione

Al Salone di Milano del 1983, Gilera fu la prima concorrente in grado di rispondere a Cagiva con la serie stradale RV e con la enduro RX che alzava l’asticella considerevolmente rispetto alla stessa Aletta Rossa, soprattutto sul fronte delle prestazioni dove la nuova arrivata di Arcore poteva contare su circa ben 5cv in più alla ruota. Ma la Aletta Rossa era comunque talmente amata e di moda che nel 1984 se ne vendettero praticamente il doppio rispetto alla seppur richiesta Gilera RX! Altre 125 da enduro particolarmente valide come la inedita Aprilia ETX e l’apprezzata Honda XL 125 a 4 tempi, specie in versione Dakar, non impensierirono mai troppo in termini di vendita la casa dell’elefantino che nel corso del 1984 affiancò alla Aletta Rossa anche una versione ispirata ai rally africani. Nasceva quindi la Elefant (vedere scheda dedicata).

Lo sviluppo della Aletta Rossa fu reso possibile grazie alla forte esperienza acquisita da Cagiva nel campo delle competizioni e che le permise di sviluppare una 125 inedita rispetto alla precedente SXT, sebbene con alcuni punti in comune nella ciclistica. Il telaio rimaneva un monoculla sdoppiato all’altezza della testata e costruito in tubi di acciaio, ma veniva modificato nella geometria di sterzo e nell’interasse. Le sospensioni vantavano all’anteriore una forcella Llobe spagnola (marcata Cagiva) con steli da 35mm ed escursione da 175mm che rimaneva la medesima vista sulla SXT. Tutta nuova la sospensione posteriore denominata “Soft Damp” che poteva contare su un ammortizzatore Corte & Cosso regolabile nel precarico molla che era collegato tramite un cinematismo a progressività variabile al forcellone posteriore in acciaio. L’impianto frenante misto con disco anteriore Brembo da 240mm e tamburo posteriore da 125mm rimaneva invariato rispetto alla SXT. Le ruote WM in acciaio da 21” all’anteriore e da 18” al posteriore (omologata anche la ruota da 17”) potevano essere sostituite con delle Akront in alluminio.

Incredibilmente completa la strumentazione che offriva oltre al contagiri (non scontato su una enduro) anche il termometro per il liquido di raffreddamento ed una nutrita serie di spie.

ar-strumentazione

Fiore all’occhiello della nuova ottavo di litro varesina era sicuramente il propulsore a due tempi raffreddato a liquido e studiato dall’Ing. Egisto Cataldi che derivava dal motore montato sulla specialistica WRX. Le sue caratteristiche salienti erano degne di nota e lo rendevano il motore più moderno montato su una 125, con tanto di raffreddamento a liquido a circolazione forzata, ammissione lamellare nel cilindro, lubrificazione separata e cambio a sei velocità. Un motore che si dimostrerà longevo e che farà la fortuna di tutte le ottavo di litro Cagiva, tanto da ricevere nel 1989 un nuovo cambio a 7 rapporti e conoscere uno sviluppo tale da portarne la potenza massima alla ruota a oltre 30cv con la gloriosa Mito 125.

La Aletta Rossa rimarrà in produzione per tutto il 1985, anche se le vendite si concentreranno sempre di più sulla Elefant che meglio terrà il passo con una concorrenza ormai sempre più agguerrita. In termini di prestazioni, i rilevamenti dell’epoca registrarono una potenza massima alla ruota di 14,84 cv a 7000 giri ed una velocità massima di 113, 920 km/h, una prestazione che nel 1983 rendeva la Aletta Rossa l’assoluta regina della categoria (sebbene la Fantic Raider avesse fatto registrare circa mezzo cv in più in termini di potenza massima, ma con prestazioni inferiori su tutti gli altri parametri).

Nel corso del 1984 e poi nel 1985, Gilera RX con 17,31 cv e successivamente Aprilia con la ETX da 18,98 cv alzarono l’asticella in misura considerevole tanto che la stessa Cagiva risponderà con la Elefant 2 presentata nel corso del 1985 che porterà ad un deciso aumento delle prestazioni con 20,25cv a 8500 giri e 128,500 km/h di velocità massima. La Elefant 2 quindi sostituirà la Elefant e anche la Aletta Rossa che non verrà più riproposta in listino in versione aggiornata.

L’evoluzione delle enduro varesine verrà quindi relegata a modelli chiaramente ispirati ai rally africani e dopo la Elefant 3 del 1986 che seguiva la 2, sarà la volta della inedita Cruiser del 1987.

AR Seconda Serie
Nel 1984 la Aletta Rossa subì alcuni aggiornamenti nelle grafiche del serbatoio e e dei fianchetti, mentre la sella guadagnò la scritta AR. Sempre tre le colorazioni disponibili. A livello tecnico, venne adottato un radiatore più grande, le pedane passeggero erano imbullonate e non più saldate al telaio ed il disco anteriore era in ghisa. In alternativa alla forcella Llobe, in fabbrica veniva montata una Marzocchi sempre con steli da 35mm, ma escursione da 180mm in luogo di 175mm. Codice tipo e codice omologativo non variano.

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