Con i modelli Devil e Spring 50, Benelli entra nel mondo delle moto da 50cc anni 90. Una storia interessante quella di Benelli: fondata nel 1911 a Pesaro, arriva presto ad essere una delle case motociclistiche più famose in Italia e nel mondo, al livello di Gilera e Moto Guzzi. Partecipa nel mondiale 250-350 e 500, vincendo il campionato marche e piloti nella classe 250 nel 1950 e 1969 (con la quattro cilindri). La gestione De Tomaso degli anni 70-80 subentra alla famiglia Benelli e porta alla nascita di diversi modelli di grande cilindrata, tra le quali ricordiamo la Tornado 650 e la 750/900 a sei cilindri, ma tenere il passo con prodotti di qualità in un mercato sempre più esigente richiede ingenti capitali. Nel settore delle 125 stradali a due tempi, nel 1988 Benelli fa appena in tempo a presentare la Jarno 125 che De Tomaso cede il marchio al noto industriale pesarese Giancarlo Selci. La gestione Selci vede la ormai ex grande casa pesarese proporre essenzialmente solo cinquantini, tra i quali i Devil e Spring di cui parliamo in queste righe. Fortuntamente, attraverso altre gestioni, Benelli arriva ai giorni nostri, ma questa é un’altra storia.
Devil e Spring 50 – la versione priva di carena del Devil – non apportano essenzialmente nulla di nuovo al mondo delle moto da 50cc che nel 1991 é totalmente dominato da Aprilia e con in arrivo Gilera 503 e nel 1992 la Cagiva Prima. Le colorazioni proposte sono essenzialmente tre: nero con i cerchi gialli, verde Benelli con i cerchi bianchi o bianco con cerchi multicolore.
Benelli tuttavia si fa notare per la scelta di dotare Devil e Spring di un bellissimo telaio perimetrale in alluminio a doppia culla chiusa, accompagnato da una forcella a steli rovesciati da 30mm e da due cerchi Marchesini da 17″ – una novità dato che le altre case usano principalmente cerchi da 16″ o misti 16″ anteriore e 17″ posteriore – che ospitano sportive gomme MT 75 nella misura 100/80-17 e 110/80-17. In linea con la concorrenza la sospensione posteriore ad articolazione progressiva che agisce su un mono ammortizzatore Marzocchi ed i freni a disco con l’anteriore da 290mm con pinza a doppio pistoncino ed il posteriore da 200mm con tubi freno in treccia.
Il motore di Devil e Spring é anch’esso abbastanza atipico per una moto stradale: laddove Aprilia usa il Minarelli RV3 AP e Cagiva e Gilera il loro motore autoprodotto, la casa pesarese usa un Minarelli DL3 che in buona sostanza, é un motore del tutto simile al RV3 – quindi con ammissione lamellare nel cilindro, raffreddamento a liquido con circolazione forzata, miscelatore automatico e avviamento elettrico – ma dotato di corsa corta da 39mm (in luogo della corsa lunga da 42mm del RV3/4). Il cambio è chiaramente a tre rapporti come imposto dal C.d.s.
Particolarmente interessante l’idea di Benelli di dedicare un Trofeo monomarca al Devil 50 che cosi’, dotato di un apposito kit di modifica, permette a giovanissimi piloti di scendere in pista e correre un vero campionato nazionale. Qui sotto la descrizione dei componenti del kit Trofeo, caratterizzato tra gli altri, da un gruppo termico Polini che porta la cilindrata a 70cc (67cc precisamente), da un carburatore PHBH 26, quarta marcia e scarico speciale. Il pilota pesarese Giacomo Lucchetti vince l’edizione 1993 e a tutti gli effetti, la Devil 50 è la moto che riporta Benelli in pista dopo i fasti del passato.
Sotto la versione scarenata Spring, identica alla Devil 50.