Cagiva Mito, dall’Italia alla Malesia, inseguendo una passione.
Tutto è nato per caso. Non ho mai sfruttato i canali della rete e la loro potenzialità. Tutto è venuto dal nulla, un semplice sassolino buttato nell’acqua, ma i cerchi prodotti hanno avuto una risonanza elevata. Il sassolino in questione era una semplice e-mail di un ragazzo che, da Singapore, mi chiedeva consigli sulla sua Cagiva Mito, dato che da loro, purtroppo, non c’è nessuno che conosce la 125 stradale Varesina, secondo lui, bene quanto me. E’ quindi nata un’amicizia. Gli asiatici sono molto ospitali, fa parte della loro genetica, del loro modo di essere; tanto che da una e-mail poi ne giunsero tante altre fino a che un giorno, in accordo con mia moglie(in fin dei conti ci sono sempre delle spese dietro questi progetti, ed il viaggio non e’ proprio “economico”..), ho deciso di andare una settimana a casa sua, ospite su suo invito (diverse volte, anche da parte di sua mamma!) per poter vedere bene le differenze e togliermi una bella soddisfazione personale, motivata sempre e solo dalla passione per la Cagiva Mito.
A Singapore ed in Malesia, le Cagiva Mito sono state importate tramite concessionari locali. Loro non hanno mai visto un “uomo Cagiva”, per così dire, quindi sono letteralmente onorati che io (da non credere…) vada da loro; hanno lavorato e pensato a cosa fare in questi cinque giorni di mia permanenza in Asia. Si parte da raduni Cagiva Mito in mio onore, a giornate in pista e a gite fuori porta per farmi vedere questi splendidi territori. Non sto più nella pelle, ci sentiamo tutti i giorni; manca ancora tanto al 30 novembre (giorno della mia partenza), ma il mio countdown è già cominciato da tempo. Quando poi mi ha scritto “portati casco, tuta, guanti e stivali che una Mito per te è pronta…”, mi sono reso conto di quanto bene mi volevano e così dopo 2 anni che avevo appeso “il casco al chiodo”, torno ad assaggiare i cordoli di un circuito, ma questa volta sono quelli di Johor in Malesia! Valigia pronta alla mano, la sera del 30 Novembre parto finalmente alla volta di Singapore.
Appena arrivato mi aspetta un caloroso abbraccio; felici di venirmi a prendere all’aeroporto e di presentarmi alla famiglia. L’aeroporto è qualcosa di immenso ma la città… lo è ancor di più. Impressionante. Riassumo brevemente quello le mie impressioni su questa metropoli durante i cinque giorni di mia permanenza: sicura (si riga dritto; sono vietate tantissime cose e i divieti vengono fatti rispettare da controlli continui da parte della polizia), pulita (addirittura è punito con l’arresto se si buttano carte a terra), futuristica (in continuo via di sviluppo, day-by-day), ospitale (persone squisite, il “good morning” viene dato di prima mattina da tutte le persone che incontri per strada… che bella la civiltà) e piena di cose da fare. Piccola parentesi: fino ad un anno fa ho sempre avuto a mia disposizione un inglese piuttosto “scolastico”..in sintesi poco e nulla. Da quando ho conosciuto loro , mi sono messo a guardare film in DVD in lingua originale con sottotitoli in italiano o le repliche dei GP in inglese… dopo un anno (merito anche di questa esperienza) riesco a parlare inglese e non a pensare in italiano e tradurre (che è ben differente). Che spettacolo!
Il primo giorno è stato il più duro. Il jet lag si è fatto sentire in tutta la sua energia. Mi sono alzato alle 8:00 locali (l’1:00 del mattino in italia) con due occhi da panico puro, una stanchezza così già di primo mattino proprio non ci voleva, ma tant’è… dato che l’indomani era prevista l’uscita in pista in quel di Johor Malaysia Circuit, ho deciso di controllare per bene le Mito dei ragazzi, prima di avventurarci fra i cordoli. Giusto un check completo (pulizia e controllo valvola, tensione catena, pulizia filtro air box ecc.). I possessori delle Mito erano più eccitati di me e, addirittura mi è stato chiesto di posare con loro o di essere immortalato di fianco alle loro moto. Qua, per loro, sono letteralmente (così mi chiamano) “the Mito Legend”. Ogni minuto mi facevano domande relative alla mia storia con la Mito o alla storia stessa della Mito e quando rispondevo, i loro occhi si illuminavano letteralmente e mi ringraziavano di continuo, come se avessi coperto una voragine di sapere che non erano riusciti mai a colmare. La giornata si è conclusa tardi, dopo una lauta cena in un ristorante tipico di Singapore e non c’è stato modo di pagarla in quanto mi è stato letteralmente proibito: ero il loro ospite! Il problema è che tutti i pranzi e cene sono stati duri da pagare, quando ci sono riuscito è stato come “gettare via un sassolino dalla scarpa”.
Il secondo giorno il jet lag ha continuato a farsi sentire, ma armati di passione ed eccitazione (per loro era la prima volta in pista) siamo andati in quel di Johor Circuit in Malesia per il nostro test in pista. Devo essere sincero: il circuito è molto bello, ottimo grip di asfalto, continui “sali e scendi” per oltre 3,860 metri di puro divertimento. I piloti mi hanno piacevolmente sorpreso, pur essendo al loro primo timido approccio in circuito hanno mostrato grande capacità tecnica, notevoli doti di apprendimento e ottima tenacia. Inoltre la loro statura media aiuta il pilota ad inserirsi meglio nella piccola ottavo di litro varesina. Incrociavano il mio sguardo, venivano al box e mi chiedevano (mappa alla mano) come io percorressi quella data curva in quale marcia o come impostassi (ad esempio) la curva 1 dopo il rettilineo. Quando parlavo scendeva il silenzio, tutti ad ascoltarmi, felicissimi della mia presenza, per me è stato splendido poter trascorrere una così bella giornata insieme masticando la stessa passione. Stremati (siamo intorno ai 35-38 gradi di temperatura) andiamo a pranzo in un mastodontico centro commerciale vicino al circuito. Qui apro una breve parentesi. Quasi tutto in Malesia e Singapore è immenso, dai centri commerciali, ai grattacieli, al porto di Singapore e ogni giorno c’è sempre qualcosa di nuovo in continua costruzione. La città e le zone limitrofe vivono sempre, ad esempio vi sono meccanici o carrozzieri che lavorano dalle 21:00 alle 7:00 del mattino. Finito di pranzare torniamo a Singapore e ogni volta passiamo per la frontiera. Qua i controlli immigrazione sono rigidi e precisi, tutte le volte bisogna scendere dalle moto, togliere il casco, aprire i sellini e non sono nemmeno tanto in vena di scherzi. Per entrare in Singapore devi dire il perché lo fai e dare referenze (permanenza per più di 24 ore) relative a dove trascorrerai la notte. Il mio amico mi ha detto che spesso chiamano, controllano o che addirittura le forze dell’ordine passano a vedere se quanto da te dichiarato corrisponde a verità. La notte arriva vicina e i ragazzi mi portano a vedere la zona “business” nella town di Singapore, dove ceniamo. La passione delle 125 in Malesia/Singapore è ancora forte, sono moltissime le 125 presenti, solo che in questi paesi le moto sono viste più come un mezzo di spostamento casa/lavoro economico che come qualcosa di tecnologicamente avanzato per fare i best lap in pista o bella scena di sé nell’ora dell’aperitivo in centro. Le 125 italiane sono molto ammirate, passando dalle Gilera CX (apprezzate in Malesia) alle Aprilia RS 125, per non parlare delle giapponesi Honda e Kawasaki che qui offrono le loro due pepatissime due tempi di 150cc, la Suzuki RG 125 (qua importata) e la Yamaha TZR 125 (differente dalla nostra italiana). Ma per i miei amiciLa loro passione per la Mito è nata dalla passione stessa per il marchio Cagiva. Sembra un gioco di parole, ma da quanto sono arrivato a capire con le mie domande, la casa Varesina importava diversi prodotti in queste due nazioni (addirittura moto come la Cagiva Stella, realizzata appositamente per questi territori), sebbene il prodotto “must” fosse appunto la Mito. In parole povere: vuoi il top moto prodotta dall’apprezzata Cagiva? La Mito è la tua scelta. Staremmo a parlare per ore di Mito, ma le ore volano , il tempo stringe ed è l’ora di tornare a casa.
Il terzo giorno visitiamo la parte storica di Singapore con le sue luci e ombre sul suo recentissimo passato. Quello che più mi sorprende è la facilità di integrazione fra diverse etnie; finalmente non esistono più differenze di colore o di ideologie, ci sono molte regole e sono fatte tutte rispettare. Nel mio tour sono riuscito a conoscere tante persone, le quali mi hanno fatto conoscere altre persone e così, come per magia, in così poco tempo, mi sono trovato la sera invitato ad un barbeque in un attico con tanto di piscina. Per l’occasione avevo cucinato anche la pasta (pomodoro, basilico e parmigiano… very good italian BOY! Questo commentavano!) abbiamo condiviso racconti e storie su i nostri rispettivi paesi. Poi un ragazzo inglese ha preso la sua chitarra e ha iniziato a suonare, cantando fino alle 5 del mattino…e noi con lui. Benvenuti a Singapore.
Il quarto giorno è pieno di progetti, la giornata in pista è piaciuta molto e gettiamo le basi per un trofeo in Johor da me organizzato con le 125 cc, un progetto molto ambizioso, ma non impossibile da realizzare, per il quale bisogna trovare le risorse giuste e sperare in qualche sponsor. Tuttavia, se dopo quattro giorni stiamo già a pensare avanti con progetti molto ambiziosi, non posso che continuare a sorridere sperando in un mio biglietto di ritorno per Johor targato 2015. In questa giornata mi viene mostrata la parte nuova della città, con l’immensa ruota panoramica e i mille colori di una notte che ha il solito sapore del giorno.
Il Sabato è il giorno della partenza e la famiglia che mi ospita era invitata ad un matrimonio malesiano, ma non volevano lasciarmi da solo e pertanto sono bastate due chiamate che ero il benvenuto alla cerimonia. Così, tirato a lucido con miei amici, ci presentiamo al matrimonio, molto bello e ben realizzato con una cerimonia differente dalle nostre, con balli e canti vari. Cibo ottimo e grande atmosfera. Ho lasciato Singapore e la Malesia con un velo di tristezza, sono sempre stato trattato come un principe, da tutti alla stessa maniera. Sentire la civiltà, l’educazione e il rispetto per gli altri mi ha fatto capire ancora una volta di più quanto siamo differenti. Fortunatamente la passione per la Mito ci ha unito e non posso fare altro che sperare di poter realizzare il loro sogno di un Trofeo Ceppa Mito 125. In fin dei conti per loro sono “the Mito Legend”.
Michele Prontelli “Ceppa”