Presentata il 18 Maggio 1990 nella cornice del Gran Premio delle Nazioni a Misano Adriatico e commercializzata a partire da Giugno, la Cagiva Mito, tipo 8P, è, scusate il gioco di parole, un vero mito!
Volendo citare il Presidente Claudio Castiglioni “Le moto sono oggetti che fanno sognare. Hanno colori e suoni diversi, hanno forme che rivelano l’ispirazione di chi le ha concepite. A volte queste creazioni sono autentici oggetti d’arte motoristica che trasformano il progettista in artista”. Con la presentazione della Mito carenata nasce un vero mito. Una moto che non solo ha conosciuto un successo commerciale straordinario e ottimi risultati nel campionato sport production, ma che ad un prezzo leggermente inferiore alla migliore concorrenza offre qualità e prestazioni che sono tra il meglio della categoria.
La Mito viene inizialmente commercializzata priva della carenatura, ma si tratta di un problema organizzativo più che di una precisa volontà a voler presentare una moto nuda di concorrenza alla Honda NSR-F. Nell’ Autunno del 1990, infatti Cagiva commercializza la tanto attesa versione carenata che riprende le linee della magnifica 500 da GP della casa varesina. La Mito carenata, che nella versione nuda non entra subito nel cuore di tutti, diviene immediatamente il sogno di tanti sedicenni.
Il prezzo nel 1990 è di Lire 5.480.000 per la versione scarenata e di Lire 6.080.000 per la versione carenata. L’unico colore disponibile è rosso con specchietti rossi o neri e cerchi bianchi. A fine anno viene posto in vendita anche un kit per carenare la Mito nuda e di fatto renderla identica alla versione carenata disponibile a listino. Il kit viene fornito gratuitamente per i primi sei mesi dalla sua commercializzazione a coloro che posseggono una Mito scarenata (solo ai primi proprietari) ed è poi disponibile per chi lo volesse a Lire 600.000
Come per la precedente Freccia, nella scelta dei colori, Cagiva conferma la sua differente filosofia che la differenzia dagli accostamenti più sgargianti tipici di Aprilia e Honda. La Mito sottolinea infatti il suo carattere da purosangue italiana ed il rosso rimane il colore dominante.
La Mito scarenata rimane in produzione fino alla fine del 1990, mentre la Mito carenata viene affiancata da numerose altre versioni (si vedano le schede separate) e rimane in produzione fino al 1994 quando viene sostituita dalla Mito EV.
La moto in breve
Sebbene abbiano un aspetto molto diverso, sarebbe ingiusto considerare la Mito scarenata e quella carenata come modelli diversi. La nota e totale compatibilità del kit carena sulla versione svestita e la totale comunanza di ogni componente ciclistico, estetico e meccanico rende le moto identiche sotto il punto di vista tecnico. Si tratta quindi di due facce della stessa medaglia: una poco adatta e l’altra perfettamente congeniale al carattere sportivo della macchina. La versione scarenata si fa comunque apprezzare dando la possibilità al bellissimo ed inedito telaio in alluminio di fare bella mostra di sé.
Analizzando la versione scarenata, la vista frontale mette in immediata evidenza il doppio faro ed il grosso radiatore. Il gruppo ottico e gli indicatori di direzione non si inseriscono perfettamente nelle linee generali della moto, anche se analizzandoli a tanti anni di distanza si nota una lontana somiglianza con la Triumph Speed Triple. Il radiatore, del tipo curvato come sulle moto da Gran Premio e privo di qualsiasi carenatura, sporge invece eccessivamente e risulta particolarmente poco gradevole a vedersi, soprattutto quando si è in sella sulla moto.
Analizzando, invece, la versione carenata si nota immediatamente una certa somiglianza con la splendida Cagiva 500 da GP di Randy Mamola. La carenatura in due pezzi e’ formata dal bel cupolino che cela alla vista la strumentazione ed il gruppo ottico e la parte inferiore dotata di splendide prese d’aria frontali e laterali che riprendono le forme di quelle adottate sulle macchine da gara. Nel suo complesso la struttura è molto ben congeniata e facile da montare, andando ad integrarsi perfettamente con il serbatoio ed i fianchetti e quindi purtroppo precludendo alla vista il bel telaio. Ben congeniato anche l’inedito telaietto reggi-cupolino che mantiene ben ancorato tutto l’insieme.
Se sulla versione scarenata gli specchietti retrovisori risultano essere posticci e di qualità discutibile, sulla versione carenata i due splendidi specchietti carenati risultano molto gradevoli e ben fatti, sebbene la visibilità offera sia un pò scarsa.
Molto bello e ben realizzato il codone che comprende anche i fianchetti, che nel caso della versione carenata vanno ad integrarsi magistralmente con la carena rendendo tutto l’insieme unico.
Il serbatoio può essere sollevato e mantenuto in posizione tramite una pratica astina. Sotto trovano posto il serbatoio per l’olio del miscelatore ed il serbatoio per il liquido di raffreddamento. La batteria trova posto sotto la sella del pilota, apribile tramite brugola, mentre sotto la sella del passeggero, protetta da chiave, trova posto un pratico vano porta-oggetti in grado di ospitare anche una catena antifurto.
La strumentazione di produzione CEV è completamente diversa nella grafica e nella disposizione rispetto a quella della C12R. Il contagiri ed il termometro dell’acqua sono raggruppati centralmente in un cruscottino; sulla sinistra trova invece spazio il tachimetro e le quattro spie per folle, riserva olio, luce abbagliante e indicatori di direzione. Come sulla C12R, quando il cambio è in folle, oltre alla relativa spia, si accende anche quella che segnala la riserva dell’olio per confermare l’efficacia della lampadina. I blocchetti elettrici sono tipici della produzione CEV primi anni 90 e sono totalmente inediti rispetto a quelli montati sulla Freccia e hanno un look molto funzionale e moderno.
Infine, degni di nota la splendida piastra di sterzo, gli splendidi comandi a pedale in alluminio e le pedaline per il passeggero anch’esse in alluminio.
Ciclistica
Il telaio a doppio trave con tubolari estrusi e fusi in alluminio è totalmente inedito rispetto alla struttura in acciaio utilizzata dalla precedente serie Freccia. Al retrotreno compare un inedito forcellone a “banana” in alluminio pressofuso e curvato sulla destra onde permettere un andamento lineare del tubo di scarico e a tutto vantaggio delle prestazioni. Il cannotto di sterzo è inclinato di 25gradi 30’e l’avancorsa e’ di 98mm.
All’avantreno troviamo una inedita forcella teleidraulica Marzocchi da 38mm con precarico molla regolabile ed al posteriore il conosciuto sistema Soft Damp dotato di mono ammortizzatore Marzocchi regolabile nel precarico molla e ritarato rispetto alla Freccia (la versione carenata adotta una taratura base di entrambe le sospensioni differente rispetto alla scarenata).
L’inedito impianto frenante prodotto dalla Brembo è dotato all’avantreno di un disco singolo flottante da 320mm servito da pinza flottante a doppio pistoncino parallelo ed al posteriore di un disco fisso da 230mm e servito da pinza fissa a due pistoncini opposti.
I cerchi in lega leggera a tre razze prodotti dalla Grimeca ospitano pneumatici radiali nelle misure: 100/80×17 all’ anteriore e 140/70×17 oppure 150/60×17 al posteriore.
Il peso rilevato senza benzina e’ di 123 kg per la scarenata e di 129 kg per la carenata.
Motore
Il motore della Mito è strettamente imparentato all’unità montata sulla C12R “base” e mantiene quindi lo stesso gruppo termico (codice cilindro 60433) con la medesima valvola CTS e la peculiarità del cambio a 7 marce. Le poche modifiche rispetto alla C12R sono:
- Adozione di un nuovo impianto di scarico sempre con silenziatore in alluminio.
- Adozione di una nuova cassetta filtro e nuova taratura del carburatore che rimane il PHBH 28RD.
- Adozione di un nuovo radiatore curvo di maggiori dimensioni.
- Coperchi carter leggermente modificati nella forma, dimensioni e verniciatura.
- Corona da 43 denti (da 41 denti sulla Mito carenata)
Le modifiche apportate migliorano l’erogazione del propulsore ora più propenso a riprendere anche da 3000 giri e come rilevato permettono un aumento della potenza massima alla ruota che ora risulta essere di 30,20 cv a 10500 giri (29,68 cv a 10250 giri la C12R). La velocità massima risulta essere di 163 km/h per la scarenata e di 165 km/h per la carenata. (163 km/h la C12R). Per quanto attiene alle prove di ripresa sui 400 metri da 50 km/h la Mito registra un tempo di 19,961 sec alla velocità di uscita di 95,24 km/h una prestazione inferiore rispetto al risultato di 19,538 sec alla velocità di uscita di 101,02 km/h rilevato dalla C12R.