Yamaha 125 Enduro

1986-1992: DT 125 LC e DT 125 TENERE’

 
La Yamaha DT 125 LC – Liquid Cooled – nasce negli anni 80 come modello venduto nei mercati stranieri, ma presto Yamaha realizza che per il mercato italiano occorre ben altro che una moto leggera e di buon comando, da utilizzare prevalentemene come un mezzo economico. La casa di Iwata si affida quindi ai tecnici della sua filiale italiana della Belgarda ed in poco tempo viene allestita una versione della DT molto curata e vivace sotto il profilo estetico e che nel 1987 viene affiancata anche dalla versione “africana”, chiaramente omaggiando la moda del momento della Parigi-Dakar, con la imponente DT 125 Tenerè, chiaramente ispirata alle mitiche monocilindriche quattro tempi nel listino Yamaha.
 
 
La DT 125 viene quindi prodotta in licenza dalla Belgarda direttamente nel loro stabilimento di Gerbo di Lesmo, alle porte di Monza (MI), utilizzando parti di provenienza nipponica (l’impianto elettrico completo fino ai gruppi ottici, l’ammortizzatore posteriore), ma soprattutto più numerosi componenti italiani: a cominciare dal motore (costruito su licenza dalla Minarelli) per arrivare ai cerchi, ai pneumatici, ai freni. Il telaio (con forcellone, portapacchi, pedane, cavalletto e manubrio) è della MT di Garbagnate Monastero (Como); le plastiche sono della Acerbis di Albino (Bergamo), il tutto progettato e costruito sulle severe specifiche dettate dalla Yamaha stessa.
 
All’avantreno viene adottata una forcella teleidraulica e perno avanzato Paioli da 36mm, con ampia escursione e steli protetti da bei soffietti di gomma di ottima qualità. Ovviamente freno a disco da 220mm, con una moderna pinza flottante a doppio pistoncino parallelo Grimeca; disco forato e protetto da cartella parasassi e da notare anche l’ottimo tubo in treccia metallica per il circuito idraulico. Al retrotreno, c’è la sospensione monocross dell’ultima generazione Rising Rate ad articolazione progressiva, assistita da un ammortizzatore spinto dai leveraggi infulcrati sul forcellone in acciaio a sezione quadra e regolabile nel precarico molla. Il freno è a tamburo mono camma da 130mm.
 
lI motore della Yamaha DT 125 LC, costruito su licenza in Italia dalla Minarelli, estremamente compatto nella sua veste nera è uno dei più sofisticati e completi della categoria. Monocilindrico due tempi raffreddato a liquido, con un lungo radiatore che ne garantisce la temperatura, dispone di contralbero antivibrazioni, lubrificazione separata, induzione lamellare gli eslusivi sistemi YEIS (un polmoncino sul pacco lamellare) all’aspirazione e della sofisticata valvola YPVS allo scarico, dotata di servomotore a comando elettronico. Il carburatore é un Dell’Orto PHBH 27 BS con power jet. Non é previsto l’avviamento elettrico, ma solamente quello a pedale.
 
Il prezzo inizilamente proposto nel 1986 per la DT 125 LC é di lire 3.998.000 e bianco o rosso o nero, sono le tre colorazioni proposte. Nel 1987 la DT 125 LC viene proposta con grafiche leggermente diverse nelle due colorazioni azzurro/giallo o bianco/rosso al prezzo di Lire 4.040.000 e le viene affiancata la versione Teneré – carrozzeria a parte, invariata in tutto rispetto al modello normale – al prezzo di Lire 4.384.800, proposta nella colorazione blu/giallo, bianco/rosso e Chesterfield- Scout al prezzo leggermente maggiorato di Lire 4.430.000.
 
 
Nel 1988 la versione DT 125 Teneré beneficia di un nuovo doppio proiettore anteriore e di nuove grafiche, rimanendo sostanzialmente invariata nelle caratteristiche tecniche, fatta eccezione per l’inedito freno posteriore a disco. Continua a rimanere disponibile solo l’avviamento a pedale.
 

1989/1991: TDR 125 e TDR 125 R – Tipo 3SH

Dopo tre anni di esperienza con la DT 125, Yamaha Belgarda lancia la TDR 125 (tipo 3 SH e DGM OM52788), una moto che prende spunto dalla versione bicilindrica da 250cc, importata anche in Italia. La formula é semplice, la TDR Lightburner – la brucia semafori – non è una moto strettamente dedicata all’enduro, anzi: l’asfalto è sicuramente il terreno che preferisce, ma lo fa senza le necessarie limitazioni di confort che caratterizzano una sportiva classica. Il filone é quello delle motard francesi – intuizione che in Italia ebbe per prima Gilera nel 1987 con la sua Fastbike – che Yamaha riprende in un contesto che la vede competere con l’altra novità 1989 in questo nuovo segmento di mercato, ovvero l’Aprilia Pegaso 125, proposta anche come 600cc a 4 tempi.

La TDR 125 appare molto più bella e slanciata della sorella maggiore TDR 250 e qui va il plauso ai tecnici italiani di Yamaha Belgarda che – come già visto nel 1986 con la DT 125 – confezionano una moto che deve vedersela con il gusto italiano in un mercato altamente competitivo. Il risultato è una moto che colpisce per la grinta che esprime, ma anche per la dotazione e l’equipaggiamento che offre al prezzo di Lire 5.240.000. Due le colorazioni disponibili nel 1989: rosso o nero. Seguono altre varianti nel 1990 e nel particolare la versione Chesterfield Scout che ripropone una colorazione già vista sulla precedente Tenerè 125.

La ciclistica deriva da quella della versione DT, con un telaio a doppia culla aperta in acciaio corretto nella inclinazione del cannotto di sterzo per ottenere un maggior carico sull’avantreno e favorire l’uso stradale. All’avantreno troviamo una focerlla telescopica con steli da 41mm, mentre l’impianto frenante si avvale di un enorme disco Brembo da 320mm servito da pinza flottante a pistoncino singolo. Al retrotreno la collaudata sospensione con sistema Monocross, provvista di mono ammortizzatore e freno a disco da 220mm. Le ruote a raggi sono in alluminio e hanno le seguente dimensioni: 100/90-18 anteriore e 130/80-17 posteriore.

Il motore rimane la conosciuta unità dotata di valvola YPVS prodotta da Minarelli e già montata sulla DT 125, sebbene aggiornata a livello di messa a punto. Le novità principali consistono in un nuovo carburatore PHBH 28 dotato di un sistema di riscaldamento della camera del carburatore mediate acqua del circuito di raffreddamento proveniente dalla testata e tenuta a temperatura costante da un termostato. Tale sistema – secondo i tecnici Yamaha – permette di ottenere una carburazione ottimale in differenti condizioni atmosferiche. Finalmente, viene montato l’avviamento elettrico.

Nel 1991 Yamaha affianca alla TDR 125 normale la versione R (caratterizzata dal medesimo codice tipo 3SH ma con DGM OM 52788 EST01), ovvero una vera e propria Supermotard che va a competere con Cagiva Supercity e Gilera Freestyle: un nuovo segmento che sente la mancanza di una pari versione della Pegaso di Aprilia che purtroppo non viene aggiornata con le ruote in lega della sportiva Extrema 125.

La ricetta per fare una supermotard é quindi svelata: si prende una enduro stradale e le si mettono su ruote in lega, freni di grande diametro e parafango basso delle corrispondenti versioni stradali. Il risultato è una moto avanti di lustri rispetto alla moda odierna che, difatto, ha visto sparire le sportive stradali in favore delle moderne “cross over”. Ecco, la TDR 125 R è una delle nonne delle moderne moto che conosciamo e appreziamo. Proposta al prezzo di Lire 5.349.050 in due colorazioni: bianco/viola/rosso e blu/verde.

Rispetto alla TDR base le modifiche sono concentrare sull’assetto e quindi su due nuove ruote in lega a tre razze da 17″ che ospitano coperture sportive nelle seguenti dimensioni: 100-80/17 anteriore e 130-70/17 posteriore. I freni sono i medesimi della normale TDR, ma la pinza anteriore viene dotata di uno sportivo convogliatore dell’aria. Rimane invariato il motore Minarelli con valvola YPVS.