1986-1992: DT 125 LC e DT 125 TENERE’
1989/1991: TDR 125 e TDR 125 R – Tipo 3SH
Dopo tre anni di esperienza con la DT 125, Yamaha Belgarda lancia la TDR 125 (tipo 3 SH e DGM OM52788), una moto che prende spunto dalla versione bicilindrica da 250cc, importata anche in Italia. La formula é semplice, la TDR Lightburner – la brucia semafori – non è una moto strettamente dedicata all’enduro, anzi: l’asfalto è sicuramente il terreno che preferisce, ma lo fa senza le necessarie limitazioni di confort che caratterizzano una sportiva classica. Il filone é quello delle motard francesi – intuizione che in Italia ebbe per prima Gilera nel 1987 con la sua Fastbike – che Yamaha riprende in un contesto che la vede competere con l’altra novità 1989 in questo nuovo segmento di mercato, ovvero l’Aprilia Pegaso 125, proposta anche come 600cc a 4 tempi.
La TDR 125 appare molto più bella e slanciata della sorella maggiore TDR 250 e qui va il plauso ai tecnici italiani di Yamaha Belgarda che – come già visto nel 1986 con la DT 125 – confezionano una moto che deve vedersela con il gusto italiano in un mercato altamente competitivo. Il risultato è una moto che colpisce per la grinta che esprime, ma anche per la dotazione e l’equipaggiamento che offre al prezzo di Lire 5.240.000. Due le colorazioni disponibili nel 1989: rosso o nero. Seguono altre varianti nel 1990 e nel particolare la versione Chesterfield Scout che ripropone una colorazione già vista sulla precedente Tenerè 125.
La ciclistica deriva da quella della versione DT, con un telaio a doppia culla aperta in acciaio corretto nella inclinazione del cannotto di sterzo per ottenere un maggior carico sull’avantreno e favorire l’uso stradale. All’avantreno troviamo una focerlla telescopica con steli da 41mm, mentre l’impianto frenante si avvale di un enorme disco Brembo da 320mm servito da pinza flottante a pistoncino singolo. Al retrotreno la collaudata sospensione con sistema Monocross, provvista di mono ammortizzatore e freno a disco da 220mm. Le ruote a raggi sono in alluminio e hanno le seguente dimensioni: 100/90-18 anteriore e 130/80-17 posteriore.
Il motore rimane la conosciuta unità dotata di valvola YPVS prodotta da Minarelli e già montata sulla DT 125, sebbene aggiornata a livello di messa a punto. Le novità principali consistono in un nuovo carburatore PHBH 28 dotato di un sistema di riscaldamento della camera del carburatore mediate acqua del circuito di raffreddamento proveniente dalla testata e tenuta a temperatura costante da un termostato. Tale sistema – secondo i tecnici Yamaha – permette di ottenere una carburazione ottimale in differenti condizioni atmosferiche. Finalmente, viene montato l’avviamento elettrico.
Nel 1991 Yamaha affianca alla TDR 125 normale la versione R (caratterizzata dal medesimo codice tipo 3SH ma con DGM OM 52788 EST01), ovvero una vera e propria Supermotard che va a competere con Cagiva Supercity e Gilera Freestyle: un nuovo segmento che sente la mancanza di una pari versione della Pegaso di Aprilia che purtroppo non viene aggiornata con le ruote in lega della sportiva Extrema 125.
La ricetta per fare una supermotard é quindi svelata: si prende una enduro stradale e le si mettono su ruote in lega, freni di grande diametro e parafango basso delle corrispondenti versioni stradali. Il risultato è una moto avanti di lustri rispetto alla moda odierna che, difatto, ha visto sparire le sportive stradali in favore delle moderne “cross over”. Ecco, la TDR 125 R è una delle nonne delle moderne moto che conosciamo e appreziamo. Proposta al prezzo di Lire 5.349.050 in due colorazioni: bianco/viola/rosso e blu/verde.
Rispetto alla TDR base le modifiche sono concentrare sull’assetto e quindi su due nuove ruote in lega a tre razze da 17″ che ospitano coperture sportive nelle seguenti dimensioni: 100-80/17 anteriore e 130-70/17 posteriore. I freni sono i medesimi della normale TDR, ma la pinza anteriore viene dotata di uno sportivo convogliatore dell’aria. Rimane invariato il motore Minarelli con valvola YPVS.