Presentata nell’Aprile del 1987 e commercializzata immediatamente dopo, la Cagiva Freccia C9, tipo 5P, è una moto totalmente inedita rispetto alla precedente Aletta Oro. Realizzata dal mitico Massimo Tamburini, la Freccia si ispira chiaramente alla Ducati Paso, la prima moto che sigla la collaborazione tra Tamburini ed i fratelli Castiglioni: una collaborazione duratura che porterà alla rinascita della Ducati e successivamente della MV Agusta.
L’originale linea della serie Freccia trova nella C9 il suo esempio più puro, con un avvolgente parafango anteriore, una carena più snella delle serie successive e lo scarico con terminali sdoppiati che fuoriescono dal codino. L’unica nota negativa gli approssimativi specchietti retrovisori ed il cupolino privo di plexi che non permette di vedere attraverso.
La C9 rappresenta dunque un deciso passo avanti rispetto alle precedenti Aletta Oro e non solo in termini stilistici: ciclistica e propulsore raccolgono il meglio che la tecnologia può offrire e portano la nuova ottavo di litro varesina non solo in linea con la migliore concorrenza, ma la rendono una temibile avversaria.
Il prezzo nel 1987 è Lire 4.698.900 e le colorazioni disponibili sono rosso/bianco con cerchi rossi blu/bianco con cerchi bianchi. Verso la fine del 1987 viene presentata anche una terza colorazione in un bel rosso acceso in tinta unita che sottolinea in modo ancora più evidente la parentela con la Ducati Paso.
La tipo 5P ha DGM 52317 e numerazione di telaio 00****.
La C9 viene sostituita nel 1988 dalla Freccia C10R.
La moto in breve
Come la sorella maggiore Paso, la Freccia si presenta carenatissima con motore e telaio totalmente celati alla vista.
Nella vista frontale spiccano il cupolino privo di appendice trasparente – un vero guaio per chi vuole sfruttare le doti velocistiche della Freccia e sdraiarsi sul serbatoio – e il caratteristico parafango anteriore così avvolgente da nascondere alla vista gran parte della ruota anteriore assieme ai gambali delle forcelle ed a parte dell’impianto frenante. Decisamente sottotono, invece, gli specchietti laterali che male si accordano all’armoniosa linea del cupolino.
Molto valida e completa la strumentazione CEV con strumenti ben disposti e leggibili e dotata di una nutrita batteria di spie. Bene anche i comandi elettrici CEV al manubrio.
Le carene laterali sono ben fatte e dotate di ampie aperture che oltre a permettere l’uscita di aria calda dal radiatore, sono anche pratiche per accedere alla candela ed al rubinetto per la benzina, situato all’interno della carena in una posizione decisamente anomala e difficoltosa da raggiungere quando in marcia.
Nel complesso le carene ben si accordano ai fianchetti ed al serbatoio, entrambi progettati con una soluzione simile a quanto visto sulla Gilera KZ. Si tratta di una scocca monolitica che integra serbatoio e fianchetti laterali in un unico pezzo, sebbene il serbatoio vero e proprio, realizzato in nylon, sia in effetti semplicemente occultato all’interno della scocca.
Per permettere l’accesso al bocchettone del serbatoio, la scocca prevede un coperchio ribaltabile, protetto da serratura, che da accesso anche al serbatoio dell’olio, al vaso di espansione del radiatore e ad un pratico vano porta-documenti situato sul dorso del serbatoio carburante. Peccato la mancanza di un’asticella per mantenere il suddetto coperchio sollevato.
La sella di generose dimensioni – appositamente rialzata nella porzione dedicata al passeggero – contribuisce a dare un aspetto imponente al codino della C9. La sella è asportabile – protetta da serratura situata sopra la luce stop posteriore – e permette l’accesso alla cassa filtro aria. Non esiste un vano sottosella. Molto comoda la maniglia in alluminio dedicata al passeggero.
Ciclistica
Il telaio della C9, totalmente inedito rispetto alla Aletta Oro, è un moderno doppio trave a tubi rettangolari di acciaio. Due semiculle in tubi quadri di acciaio sostengono il motore anteriormente e sempre in tubi quadri di acciaio è la lunga mensola posteriore che sorregge la sella.
All’avantreno troviamo una forcella teleidraulica Marzocchi da 35 mm priva di regolazioni, mentre la sospensione posteriore adotta il conosciuto sistema Soft Damp dotato di mono ammortizzatore Marzocchi regolabile nel precarico molla e abbinato ad un forcellone oscillante in acciaio.
L’impianto frenante prodotto dalla Brembo è dotato all’avantreno di un disco singolo fisso da 260 mm servito da pinza flottante a doppio pistoncino parallelo ed al posteriore di un disco fisso da 240 mm e servito da pinza fissa a due pistoncini opposti. Durante la produzione della C9 vengono utilizzati due diversi dischi freno anteriori: uno forato e l’altro privo.
I cerchi in lega leggera Grimeca ospitano pneumatici Pirelli MT45Z nelle seguenti dimensioni: 100/80×16 all’ anteriore e 110/80×17 al posteriore.
Motore
Il propulsore della C9 condivide il basamento e alcune dotazioni già viste sulla Aletta Oro S2 come l’ ammissione lamellare nel cilindro, il raffreddamento a circolazione forzata, il miscelatore automatico e l’avviamento elettrico di serie,. le importanti novità introdotte rendono questo propulsore inedito. Vediamo le principali novità:
- Gruppo termico completamente ridisegnato ed interamente in lega leggera. (codice cilindro 47702)
- Valvola allo scarico a comando meccanico denominata CTS (Cagiva Torque System) abbinata ad una camera di risonanza denominata CPC (Cagiva Power Chamber). Il sistema, non molto differente dal conosciuto APTS Gilera, ha un funzionamento meccanico-centrifugo che tramite appositi leveraggi prende il moto dall’albero motore e mediante l’espansione di sfere metalliche contrastate da una molla, provvede a chiudere ed aprire la valvola tra i 7000 ed i 7500 giri. L’apertura della CTS sortisce quindi la graduale chiusura della CPC comportando la diminuzione del volume dei gas di scarico che l’attraversano e che quindi vengono indirizzati direttamente verso il collettore di scarico. CTS e CPC permettono quindi l’adozione di un cilindro che vede variare il suo diagramma di scarico in funzione del numero di giri e quindi mantenendo un rendimento ottimale a tutti i regimi.
- Carburatore Dell’Orto PHBH 28ND e nuovo impianto di scarico
- Adozione del contralbero di equilibratura ed ingranaggi motore e cambio rivisti.
Il nuovo propulsore Cagiva offre non solo prestazioni decisamente superiori rispetto al precedente montato sull’Aletta, ma anche un maggior confort di guida ed un livello di vibrazioni più basso. La valvola CTS ha decisamente migliorato la qualità dell’erogazione che ora risulta essere molto lineare e senza apparenti buchi di erogazione.
La C9 rileva una potenza massima alla ruota di 24,51 cv a 10000 giri (21,25 cv a 8750 giri la S2) ed una velocità massima di 156,2 km/h (140,3 km/h la S2).
Per quanto attiene alle prove di ripresa sui 400 metri da 50 km/h, i pregi della valvola allo scarico si fanno sentire ed i miglioramenti ottenuti sono molto consistenti, tanto da permettere alla C9 di registrare un tempo di 19,724 sec alla velocità di uscita di 95,238 km/h contro gli scarsi risultati ottenuti dalla S2 (22,911 sec e 79,646 km/h).