Come ben sapete, generalmente tendo sempre ad avere un pò di timore quando intervisto i piloti. Non è proprio facile, bisogna prenderli al momento giusto, visto che molti sono personaggi “particolari”. Ti guardano con quegli occhi di ghiaccio, ma questa volta, invece, mi sono finalmente rilassato. “Perché!?”,vi chiederete. Mistero presto svelato; questa volta è il turno del mio amico Massimo “Max” Temporali, conosciuto nel lontano 2008, durante una gara (Radicondoli, prima prova) del Campionato Italiano Velocità in Salita. Per me era già un idolo a quei tempi (ho sempre letto le sue recensioni quando era giornalista), ma decisi di appendere il suo poster in camera quando mentre era in testa alla gara del Campionato Naked, lo sentii sul rettilineo di Misano suonare il clacson (ve lo giuro!!) della sua Aprilia Tuono per rendere noto a noi del pubblico che la sua moto era veramente “di serie”. Un grande!
Con queste premesse lo tempestai di domande e, da quel giorno abbiamo continuato a sentirci di tanto in tanto. Lui mi ha sempre chiamato “l’Enciclopedia della Moto” perché mi ricordavo di tutto quello che aveva fatto, cosa aveva testato e quando.
N.B: Tutta l’intervista si è svolta durante il MadMax Day 2014 e Max ha risposto alle mie domande in sella ad una Aprilia AF1 Sintesi Sport che a fine intervista ci ha promesso che guiderà su strada accompagnandoci in uno dei raduni organizzati dal 125Club Italia.
Ceppa: Max, puoi spiegare che cos’è stata per te la classe 125? Ricordi, aneddoti e racconti..magari partendo dalla tua prima 125 acquistata.
Max: Ricordi infiniti, belli e brutti. Brutti se analizzo quello che facevamo a quel tempo; durante i miei 16 anni. Mio padre fu così bravo e gentile da acquistarmi la moto a Febbraio, quando avevo 15 anni (16 li avrei compiuti ad Aprile), mi prudevano le mani in attesa di quel tanto sognato “foglio rosa”. Andavo in giro con la mia Sintesi Sport e mi sentivo un pilota, fino a quando lo diventai davvero nel 1991, partecipando al Campionato Italiano Sport Production.
Ceppa: Difficile immaginare al giorno d’oggi la classe 125 Sport Production: centinaia di iscritti nelle selettive sono qualcosa di veramente inimmaginabile. Sono cambiati i costumi e la nuova generazione di giovani non è più attratta dalle moto, al contrario della tua. Proprio per questo, puoi provare a descrivere la classe 125 SP e il tuo esordio?
Max: Il mio esordio è a Varano dei Melegari nel Maggio 1991 con l’Aprilia Sintesi Sport. Carena in VTR montata in fretta e furia, con tanto di impronte di mani piene di grasso sui lati. Eravamo in oltre 150 partecipanti nelle selettive. Riuscì ad entrare in finale ed arrivai 14° portandomi a casa due punti. A metà stagione, mio padre mi regalò la Cagiva Mito “Mini Moke”, ovvero la versione Sport Production della Mito. La moto andava fortissimo, avevamo solo qualche problema a livello di messa a punto, difatti la moto era molto delicata di carburazione. Ho corso con la Mito dal 1991-1992 e 1993, ovvero i miei anni nella 125 Sport Production.
Ceppa: In questi anni sei riuscito ad entrare anche nel team Lucky Explorer di Claudio Lusuardi. Cosa voleva dire entrare sotto il “tetto” Lusuardi?
Max: Era uno dei team più ambito da tutti, se volevi provare ad emergere dovevi essere seguito da un team valido e quello di Lusuardi era il più ricercato, il team al quale tutti aspiravano. Normalmente, chi vive fuori dalla realtà dei paddock può pensare: “questo corre in Sport Production, ha un sacco di soldi alle spalle…”. Assolutamente non è la mia storia. Mio padre ha messo da parte per me e mia sorella la stessa cifra da utilizzare per il matrimonio quando ci saremmo sposati. Mia sorella lo ha fatto, invece io li ho investiti tutti nei 3 anni di corse nella Sport Production!
Ceppa: Come erano le Cagiva Mito di Claudio Lusuardi!?
Max: Guarda, avevo riposto grandissime speranze per il 1993 visto che era il mio ultimo anno in Sport Production per poter cercare di emergere. Non trovai inizialmente una Cagiva Mito molto competitiva se paragonata a quelle guidate da Blaso e Rossi che erano degli aerei! Addirittura a Monza la moto non voleva saperne di andare, avevo continuamente problemi. Difatti me ne andai nel mio camper, singhiozzavo e ripensavo a quante aspettative avevo e alla brutta piega che aveva preso questo inizio di stagione. Claudio, uomo di poche ma mirate parole, entrò nel mio camper e mi disse:”la prossima gara avrai una moto che sarà un aeroplano”. E così fu: a Monza mi giocai il podio tra Giugovaz, Locatelli, Blaso così come a Varano.
Ceppa: Puoi illustrarci il fenomeno della 125 Sport Production in Italia? Due parole sulle famose “selettive”.
Max: L’Italia veniva divisa per zone: zona A per il Nord, zona B per il Centro, zona C per il Meridione e D per la Sicilia. La classe 125 veniva poi suddivisa in base all’età dei piloti tra Under 21 ed Over 21. Le selettive facevano, appunto, la selezioni per le finali che erano inizialmente 3 per poi divenire 4. Pensa che nella mia zona (la A, ndr) nelle selettive eravamo oltre in 150! Si prendevano i primi 5 delle 5 batterie e poi scartavano il peggiore quinto. Che ce la faceva, entrava in finale. Ogni anno le moto si aggiornavano, con la medesima velocità con la quale oggi si aggiornano gli attuali smartphone.
Ceppa: Qual’e’ il pilota ,tra i tuoi avversari , che ti ha impressionato di più?
Max: Erano molti i manici negli in cui correvo, diciamo che non c’era “il pilota” in senso assoluto, eravamo tutti su un livello altissimo tanto che si creava il fenomeno del “pilota che meglio interpretava un dato circuito”. Ad esempio Roberto Locatelli era impressionante con la sua RS Extrema in quel di Monza, entrava nelle varianti come una lama calda nel burro. A Varano c’era Vittoriano Guareschi, era l’unico che riusciva a percorrere il tornantino di Varano prima del rettilino in terza marcia, mentre noi lo percorrevamo in seconda con i medesimi rapporti. Infatti, pensai: “se ci riesce lui, ci riesco anche io”. Provai a farla in terza ma la moto non ne voleva sapere di venire fuori dalla curva. Poi chiaramente c’era Valentino, in fin dei conti abbiamo corso sempre sotto il tetto Lusuardi. Quello che mi impressionava di lui (aveva 14 anni) era la sua vera spensieratezza, lui si divertiva sempre! Ad esempio, se io arrivavo 17esimo tenevo il muso lungo per settimane, mentre lui anche quando era in fondo alla classifica era felice perché gli bastava andare in moto e vivere l’esperienza. Cosa che lo contraddistingueva all’epoca come adesso che è VR46.
Ceppa: Chiudiamo gli occhi e pensiamo al Temporali sedicenne in sella alla 125 stradale…quante ne combinavate?
Max: Il termine 125 lo accosto a quello di adolescenza, cavolate e spensieratezza mescolate insieme. Dopo scuola mi trovavo da un mio amico, possessore della splendida Gilera SP01 e andavamo in una strada poco trafficata e sai qual’era il nostro obiettivo? Toccare le pedane in curva! Passavamo intere giornate a farlo… e non eravamo certo gli unici!
Michele Prontelli “Ceppa”