125Franciacorta – ode alla Malanca!

Le Malanca bicilindriche. Le Malanca bicilindriche. L’ho scritto due volte? Ecco, mi sono rimbambito per via del bicilindrico di Pontecchio Marconi e vedo e vedo e scrivo e scrivo doppio!! Vabbè, scusatemi, purtroppo, sono completamente cotto-cotto per le Malanca. Ma come è possibile? In fondo sono solo delle motorette anni 70, hanno il telaio che pare un cancello, i freni che sembrano messi li più per bellezza che per l’effettivo utilizzo, eppure… eppure… basta aiutatemi!

Sono più di 10 anni che “gioco” con le 125 stradali anni 80 e 90 e credevo di aver maturato alcune certezze come ad esempio che nessuna ottavo di litro è in grado di star dietro ad una Aprilia Extrema o Cagiva Mito degli anni giusti. Ed invece, le mie certezze si sono affrante Sabato 1 Luglio al raduno 125Franciacorta organizzato assieme agli amici del sodalizio Mito Malanca.

Galeotto fu Alberto Galetti, amico e nonché fondatore di Mito Malanca, il quale salvandomi da un impasse famigliare che mi vedeva impegnato a Gardaland per quel weekend, prima mi trova un validissimo albergo dove posteggiare la famiglia per il giorno del raduno e poi con aria di chi la sa lunga… mi dice testuale “e per la moto non preoccuparti, ti impresto una delle mie Malanca”. Tra me e me, mentalmente, mi ero già preparato ad andare a passeggio, conscio del fatto che tanto avrei guidato una motoretta da poco più di 10cv veri, insomma un nulla rispetto ai 30 reali alla ruota delle migliori 125 anni 90. D’altronde, una qualche esperienza con le 125 prima maniera ce l’avevo, avendone possedute diverse. In tempi non sospetti, quando ancora le 125 non le cercava nessuno, mi ero già divertito a coronare alcuni sogni nel cassetto acquistando alcune 125 che anche se non appartenevano alla mia generazione (sono classe ’77), erano comunque parte del mio immaginario. Le 125 4T degli anni 60-70? Belle da impazzire, di grande sapore, ma un disastro da usare. Ricordo che avevo una MV Agusta 125 Sport del 1976, una sorta di replica delle pluricilindriche iridate di Ago con tanto di carena, ma un vero dramma come prestazioni: 10cv scarsi e rapporti lunghissimi, insomma, una moto inguidabile. E le 2T? Le mitiche Laverda LZ/Zundapp KS 125, la moto dei primi Paninari e la prima 125 stradale raffreddata a liquido, affascinanti per chi come me ama la storia degli anni 80, ma anche piuttosto noiose da guidare, con prestazioni discrete e quel cambio assurdo (chi conosce il modello sa che cosa intendo). NCS: non ci siamo, come diceva il mitico Guido “Dogui” Nicheli.

La Cagiva SST 125? Ne vendettero “solamente” quarantamila e se per chi l’ha posseduta sarà stata anche un mito (per noi il Mito rimane un altro…), ma per chi guarda soprattutto al piacere di usare queste moto oggi, l’elefantina non è che offra poi molto. Le HRD? “La Bimota delle 125” si diceva nel 1984 e forse è anche vero per via del raffinato telaio in traliccio, ma a guidarle oggi si apprezza ben poco delle loro doti dinamiche, colpa di quel tremendo motore TAU che pare più una lavatrice per le vibrazioni paurose che genera. E le leggendarie prestazioni? Nulla di che: siamo al livello di una Gilera KZ, quindi buone prestazioni, ma al prezzo di spaccare tutto in ogni momento. Altre? Ah si, le Aprilia ST/STX/ASR che non sono affatto male da guidare, anzi sono forse le migliori come rapporto prestazioni/affidabilità, ma sono danno l’impressione di essere obsolete  con quel design e impostazione da moto leggera. Insomma, prima della Gilera RV 125 del 1984 c’è ben poco da dire: le 125 stradali erano delle motorette.

Ebbene, le mie care certezze sono state spazzate via con un colpo di spugna non appena ho iniziato a girare la manopola del gas sulla spettacolare E2CS del 1979 di Alberto, proprio la sua Malanca dei suoi 16 anni che si comprò lavorando come un matto, visto che i genitori forse la sapevano più lunga di molti altri sulle effettive prestazioni delle Malanca e gli avevano promesso al massimo un Malaguti Fifty.

Innanzitutto, la linea: guardatela! Non si può non apprezzarne lo stile così semplice, ma sportivo ed elegante al tempo stesso, con quelle stupende espansioni verniciate di nero e poi che bello vederne una per lato: viva le simmetrie! La colorazione JPS (ripresa dalle Lotus F1 del tempo) è veramente spettacolare e credetemi se vi dico che dal vero rende ancora di più. E poi c’è il rito dello scaldare lentamente il motore. Le Malanca, come alcune Aprilia 2T, sono sempre state oggetto di alcuni miti che le vedevano essere considerate come moto inaffidabili. Logicamente, le prestazioni si ripagano con le attenzioni e con le cure che i proprietari devono ai loro mezzi. Le Malanca hanno una tolleranza pistone/cilindro di 2 centesimi (per dare un confronto normalmente su un moto 2T si sta sui 5 centesimi per uso stradale) e pertanto il gruppo termico deve assolutamente entrare in temperatura prima di aprire il gas. E’ ovvio che a 16 anni purtroppo non erano molti coloro che prestavano attenzione a questi “dettagli” e quindi, le grippate erano all’ordine del giorno ed ecco che nasce il mito urbano della Malanca moto inaffidabile, quando in verità si trattava più del motociclista pirla. 

Il giorno del ritrovo, Alberto mi fa recapitare a casa sua dalla figlia (motociclista anche lei) e trovo li ad attendermi al fianco della sua E2CS mono strumento del 1976 la “mia” E2CS, soprannominata da Alberto la “azzannayuma” per via della preparazione che monta (è sempre un 125) dall’epoca e che Alberto aveva gelosamente conservato e che a suo dire la rendeva inavvicinabile dalle moto della concorrenza. La moto è come nuova, con il motore rifatto a zero ore, ma per mia fortuna, già ampiamente rodato. Dopo le raccomandazioni del caso, Alberto mi dice di andare tranquillamente a 12000 giri, ma di fermarmi a 145 orari perché con le gomme che monta (derivazione scooter anche se nuove) non si fida. Tra me e me rido, pensando che per prima cosa a 12000 (fondo scala del contagiri!) non ci vado perché spacco tutto e poi dovrei fermarmi a 145?? Ma se non li vede nemmeno con il cannocchiale! Figuriamoci! Io le 125 stradali le conosco bene, dove vuoi che vada questo cancello! Così ho pensato, ve lo giuro.

Ma prima di partire c’è una piacevole sorpresa: arriva Marco Malanca! Si, Malanca, avete letto bene. Ora, avere il figlio del fondatore Malanca che ti saluta quando tu sei seduto su una delle sue moto, beh, è un’emozione che non ha prezzo! Ma vi racconto meglio dopo, perché è il momento di partire per il punto di ritrovo a Villafranca dove ci aspettano gli altri, tra i quali i miei Soci con le 125 anni 80 e 90 e che, onestamente, invidio un pò. Ma dopo qualche chilometro, il motore della mia Malanca è caldo e vedo Alberto che con la sua “monostrumento” apre e va. Dietro di me c’è Danilo, grande collezionista Malanca, con una GTI 80 preparata che mi punta con aria di sfida. Vabbè, decido di aprire il gas: 6000 niente. 7000 niente. 8000 aumentano le vibrazioni e comincia a svegliarsi. 9000 e tac che arriva a 12000 in un attimo. Cosa?? 12000 giri?!? Dodicimila giri?!? Passo ad una marcia superiore ed instintivamente chiudo il gas e metto un’altra marcia ancora. Rifletto. Ma che cavolo è successo? Si ho preso i 12000 e mi ha quasi staccato le mani dal manubrio, che tenevo per modo di dire, tanto mi dicevo vado a passeggio con la nonnina… Riprovo: 12000 seconda, terza, quarta e scusatemi… cazzo!!!!! Ma quanto va!!!! Il brutto risveglio sono i freni, inesistenti fino a quando non li strizzi e poi se esageri con lo strizzare, ti cappotti. Ma se sulla ciclistica prendo subito le misure, sul motore non ci riesco. Va troppo. Non può essere!!

Arriviamo quindi al punto di ritrovo per la colazione ed il sottoscritto saluta i suoi amici del 125 Club Italia in stato di quasi shock. Uno stato che dura poco, perché dentro di me il mio eterno sedicenne comincia a ridere pensando agli sguardi dei miei amici che vedendomi su una motoretta anni 70 già pregustano le sverniciate che mi daranno a breve. Intuisco la cosa e quando mi chiedono come va la Malanca, con un sorriso malcelato, rispondo “come vuoi che vada? Roba anni 70!”. Mentalmente la sfida è scattata e poi capito bene… Aprilia Sintesi Replica, Honda NSR, Honda NS-F, le conosco tutte molto bene. C’è anche una stupenda Mito EV con il Mikuni TM 35, ma ha qualche problema elettrico e andrà tranquillo per tutto il giro.

Parte quindi il motogiro delle “9 Fortezze” e vi lascio aprire il seguente link sul sito Mito Malanca per farvi un’idea dei bellissimi luoghi che abbiamo visitato. D’altronde, Alberto conosce molto bene quelle strade essendo natio di quei luoghi, dove nel 1979 da sedicenne, girava per quelle strade proprio con la medesima E2CS affidatami. Penso tra me e me a coloro che dicono tanto quanto fossero pericolose le 125 anni 80 e 90, specie le ultime da 170 orari reali, ed in effetti in mano ad un sedicenne lo erano. Ma pensare che nel 1979 il mio amico Alberto sedicenne avesse in mano questo missile senza freni… beh mi fa accapponare la pelle! E pensate che oggi la “mia” E2CS non è nemmeno nella configurazione più spinta dell’epoca, visto che montava anche dei PHBL 24 con cornetto di aspirazione ed altre diavolerie che lo stesso Alberto non si è sentito di rimontare a salvaguardia della sua incolumità! Dopo tutto, anche lui ha preso le misure su ciclistiche più moderne ed il rischio di arrivare troppo forte ad una curva e andare dritto… mi chiedo come cavolo facessero i motociclisti di allora a tornare a casa interi!

Ma alla fine tornavano a casa interi e divertiti, specie quando Alberto mi racconta che l’unica 125 che poteva dargli fastidio erano le Aspes Yuma (o Juma, dipende dal modello) che con i loro potentissimi monocilindrici tiravano fuori oltre 25cv alla ruota. Purtroppo per loro, come mi racconta divertito Alberto, bastava che il banco motore avesse più di 8000km che eri quasi certo di sbiellare. Malanca, invece, aveva un banco motore da subito disegnato per reggere potenze e cilindrate ben maggiori e quindi le prestazioni non erano a discapito dell’affidabilità. Come posso constatare personalmente, se la E2CS la tengo sui 7000 giri che corrispondono ad una velocità di crociera di 85/90 orari, la moto non vibra assolutamente e da proprio l’impressione di poter continuare così per ore! Ma anche a 12000 e passa giri, anche se certamente vibra non avendo il contralbero, non ti da l’impressione che stia per esplodere! 

Il motogiro è spettacolare e nonostante si tenga una media piuttosto bassa, non mancano i rettilinei dove tirare e qui per me comincia il divertimento alle spalle dei mie amici del 125 Club Italia, inconsapevoli delle prestazioni della mia Malanca. Mi affianco a Luca con la sua splendida NSR-R e con la Malanca in seconda a 8000 giri e lui sui 7000 giri spalanchiamo affiancati. Seconda. Terza. Quarta, chiudo il gas e Luca non lo vedo. Dopo un pò mi si riaffianca e mi dice “riproviamo che ero sotto coppia”. Non c’è problema. Ma questa volta sono io ad essere veramente sotto coppia e la strada non mi convince per aprire il gas, per la serie ho paura di non riuscire a frenare, e mi sta avanti lui anche se di poco. Ma le altre tre volte che riproviamo… la NSR viene demolita e lo stesso tocca alle altre! Gli sguardi dei miei amici sono affranti ed increduli, ma non stanno sognando!

A dirvela tutta, poi in velocità mi hanno sempre passato, ma ho anche sempre chiuso il gas non fidandomi di passare certi limiti e poi la Malanca l’ho sempre guidata conscio che non fosse mia e quindi risparmiandola molto, visto che il motore mi dava l’impressione di accettare ben oltre i 12000. Che cosa posso dirvi? Si, l”‘azzannayuma” è anche una “azzanna125anni80e90”. Probabilmente, con una Aprilia Extrema o Cagiva Mito del 1993-94 sarei stato davanti, ma credetemi non di molto. Almeno fino a 110-120 orari sarebbe comunque dura, poi entrano in gioco l’aerodinamica e la ciclistica da over che hanno le 125 anni 90 e che significano stabilità e sicurezza. Chiaramente non tutte le Malanca sono così veloci: lungi da me voler creare una nuova leggenda urbana! Comunque anche le altre Malanca presenti al motogiro tengono tranquillamente il passo con una buona 125 anni 80, magari non la superano, ma si difendono bene ed in più con un sound assolutamente intossicante e coinvolgente! Discorso diverso, merita la GTI 80 (80 significa 1980 e non la cilindrata che è sempre 125) di Danilo che anche lei era preparata e cercava la sfida con il sottoscritto. Ma, come detto, non essendo la mia moto, ho sempre cercato di stargli lontano per evitare di farmi venire certi pruriti… ma da come suonava, quella GTI non era certo ferma. Anzi!

Arriviamo quindi a pranzo, dopo un favoloso e gustosissimo aperitivo offerto da Mito Malanca, presso un posto caro ad Alberto dove negli anni della sua giovinezza era uso andare con la sua Malanca e da li partire per sfidare intorno al lago gli altri 125isti. Posteggiare nuovamente su quel marciapiede la sua moto è stato toccante ed inevitabilmente poi si è scaduti sul ricordo-canaglia dei bei tempi andati, tutti a concordare che i giovani di oggi non hanno interesse per le moto, che pensano solo allo smartphone, che le moto di oggi non hanno un’anima, che sono troppo elettroniche… insomma tutte le classiche considerazioni che noi attempati 40 e 50 enni usiamo fare. Però… perdonateci cari Millenial… ma un fondo di verità (anche più di uno) nei nostri luoghi comuni c’è, eccome! Per chi ama i motori, gli anni 70-80-90 hanno rappresentato un periodo incredibile ed unico. Chi non l’ha vissuto, può solamente cercare di capirlo comprandosi una delle “nostre” moto di allora. 

Il pranzo passa veloce ed il sottoscritto è completamente assorbito dai racconti di Marco Malanca che ci spiega come è nata l’idea del bicilindrico e delle difficoltà che incontrarono nello sviluppo. Sul sito Mito Malanca potrete soddisfare ogni vostra curiosità su questo grande marchio, purtroppo scomparso troppo presto, e sui vari modelli prodotti.

Mi preme solamente raccontarvi, riportando le parole di Marco, che all’alba del 1984 la OB One che era l’ultima evoluzione della E2C nata nel 1974, era ormai obsoleta. Gli investimenti necessari per competere nel mercato delle 125 stradali erano troppo elevati e specie dove l’obbligo del casco arrivato nel 1986 (pare assurdo, ma fu proprio così!) e le sempre più severe normative ambientali e di sicurezza stradale (le limitazioni a 15cv arrivate nel 1996) avrebbero fortemente ridimensionato la classe 125. Paradossalmente, gli anni dal 1984 al 1994 furono poi i più eccitanti in assoluto per le 125 e noi del 125 Club Italia siamo testimoni di questo, con la nostra totale devozione per quelle fantastiche moto. Tuttavia, parliamo di un mercato diviso tra cinque case: Aprilia, Cagiva, Gilera, Honda e sul finire Yamaha. Negli anni 70 però erano a decine i costruttori! Ed ovviamente anche i numeri di vendita per la classe 125 erano nettamente inferiori rispetto a quelli degli anni 70 e primi anni 80. Insomma, Malanca padre ci vide forse fin troppo bene e fu molto saggio nel voler volontariamente chiudere l’attività. Purtroppo, per noi appassionati, rimarrà sempre il dubbio legato al “se” Malanca avesse messo in produzione la OB One III prototipo da 32cv misurati alla ruota (nel 1986!!!) che cosa avrebbe scatenato nel mercato delle ottavo di litro. Non oso immaginarlo, ma chiudo dicendovi in anteprima che il prototipo OB One III perfettamente conservato esiste ancora e che Marco Malanca ha deciso di farla rimettere in condizioni di perfetta efficienza dopo oltre 30 anni di fermo. Sono proprio curioso di provarla, anche perché questa dovrebbe frenare! Lo scopriremo l’anno prossimo!

Concludo dicendo che tutti i ragazzi di Mito Malanca sono stati favolosi e che è stato un piacere condividere questa bella giornata con loro, nel particolare ci tengo a salutare Fabrizio Quercioli, co-fondatore di Mito Manca, una persona veramente splendida e la famiglia di Alberto che lo ha accompagnato per tutto il giro, prendendosi anche cura di scattare delle belle foto. Replicheremo ancora, contateci! Alla prossima!

125 lampeggi

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