125 VDA/3

Ed eccoci giunti alla terza edizione della 125 VDA, l’annuale ritrovo degli amici del 125 Club Italia residenti in Val d’Aosta, organizzato come sempre dal nostro Alberto “Manzo” Ferrari.

Viaggiare con una 125 anni 80 e 90 è poesia. Si fanno guidare talmente bene che non si ha nemmeno voglia di fermarsi, tant’è che per tutto il weekend abbiamo scattato poche foto e pure bruttarelle. Il sottoscritto ed il nostro mitico Socio “madmax” si sono sparati oltre 500km rispettivamente con AF1 Futura 1990 e RS Extrema Replica del 1994, partendo da Milano, a volte un pò barando, per arrivare nel biellese, dove troviamo strade talmente belle che… non ricordo nemmeno quale passo abbiamo fatto! Ho provato a guardare google-maps, ma niente, non ci capisco nulla. Mi ricordo solamente l’aprirsi ed il chiudersi continuo delle nostre valvole RAVE e l’urlo dei due Rotax che curva dopo curva ne chiedevano sempre di più. E chi ha voglia di fermarsi per scattare una foto in posa? Di certo non Madmax che devi sperare debba mettere la moto in riserva… un momento: ho scritto mettere la moto in riserva? Ma un millennial lo saprà che cosa vuol dire? Ho i miei dubbi, ma d’altronde spiegare che il rubinetto della benzina si chiude a motore spento e che a freddo bisogna tirare l’aria… probabilmente a qualche motociclista moderno farebbe forse venire in mente un idraulico con l’aerofagia. I tempi che cambiano bellezza!

Fatto sta che emozione dopo emozione, vedo il cartello VDA e vengo anche salutato da una professionista del palo in posa dietro al suddetto cartello (che sporcaccioni sti valdostani!), ma non avendo un plaid a disposizione e con una fede al dito, il VHSB 34 LD della Futura si riempie di una ricca miscela di aria valdostana/benzina 98 ottani e olio Exced Blueprint ed accelera veloce verso la prossima curva, dove veniamo letteralmente investiti da una corrente di aria calda che mi porta a pensare che la moto stia andando a fuoco. Per fortuna la temperatura sta sempre tra i 70 ed i 75 gradi e quindi è solamente il riscaldamento globale (al quale non credo) che vuole che questo weekend ci siano ben 35 gradi in un posto dove se va bene normalmente ce ne sono 15 in meno. Facciamo spallucce, anche la Extrema di Madmax per fortuna gira bella fresca (alla faccia dei minchioni che sostengono che le Aprilia sono poco affidabili, le loro forse :-)) e pensando che sia tutta colpa delle moto 4T catalizzate Euro 5 se la temperatura sale nel pianeta, diamo del gran gas per annunciare il nostro arrivo presso l’hotel a 5 pianeti (non aveva le stelle in quanto erano finite) che avevamo riservato.

Tempo di una breve doccia (non esce acqua fredda… ma solo calda…) e via di aperitivo e cena con gli altri 125isti che ci raggiungono. Al calar del sole, girare con la 125 è sempre un grande spettacolo… quelle bellissime strumentazioni analogiche retroilluminate di un bel verde, non possono che aprire il cuore. Ma attenzione: abbiamo anche un millennial con Honda NS-F preparata con 180 Malossi, carburatore, marmitta… insomma, una piccola peste! E noto che a motore fermo chiude anche il rubinetto della benzina! Ecco, la solita eccezione che conferma la regola di cui scrivevo sopra! Foto di rito (che non ho) all’Arco di Agusto dove ci godiamo anche uno scorcio della Aosta by night. 

Il giorno dopo… beh non ve lo racconto, perché tanto per cambiare non mi ricordo una strada che abbiamo percorso, ma mi ricordo molto bene che il buon Manzo con la sua pestifera Cagiva Supercity ha tenuto un passo invidiabile per tutto il percorso, tanto che creiamo subito il vuoto con gli altri. Ma va te… il Manzo… tipo tranquillo solitamente ed invece, pare un Eddie Lawson a questo giro! Arriviamo quindi a pranzo, in un ristorantino veramente da consigliarvi (se mi ricordassi il nome!), dove con solo 20 euro abbiamo mangiato come dei signori.

Si riparte ben rifocillati e purtroppo è già ora di salutarsi. La vecchiaia comincia a farsi sentire, ma do la colpa al gran caldo, e quindi decidiamo di barare ancora un pò al ritorno e ci imbuchiamo per tornare a casa. Ancora una volta le moto filano via come il vento, tuttavia costringendoci a rispondere ai saluti di tanti motociclisti che ci passano facendo segni di apprezzamento. Le 125 anni 80 e 90 fanno questo effetto. Sempre. Giunto a casa, non mi resta che pulire a fondo la moto e darle la buona notte fino  alla prossima uscita.

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